janie_tangerine: (clint eastwood)
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 I jeans di Cuthbert avevano la vita bassa e gli scoprivano i fianchi, stretti e sottili. Roland non l’avrebbe mai ammesso, ma i fianchi di Cuthbert erano la parte del corpo del suo amico che gli piaceva di più.

 

Quei jeans erano davvero troppo bassi, arrivavano più o meno due centimetri sotto l’ombelico; avevano qualche strappo, erano chiari e sbiaditi e scoprivano quei fianchi da urlo che Cuthbert muoveva appena appena, quando camminava. Di solito aveva la camicia aperta – bastava guardarlo da davanti per notare quell’ondeggiare nascosto che bastava a togliergli il fiato.

 

Sì, era quasi tutto nel modo in cui muoveva quei fianchi stretti nei jeans.

 

Non avrebbe saputo dire quando li aveva notati; ma poi, quand’era che aveva cominciato a notare Cuthbert esattamente in quel senso? Si erano conosciuti per tutta la loro vita, non avrebbe saputo dire quando i suoi fianchi avevano smesso di essere i fianchi di Bert ed erano diventati una qualche specie di arma di seduzione.

 

Forse – forse era successo quando aveva visto che Cuthbert aveva già fatto il salto di qualità. Era successo un giorno mentre tornavano da Mejis. Era ancora perso, all’epoca; non si ricordava quasi niente. Si ricordava solo che un giorno gli occhi di Cuthbert si erano puntati nei suoi e… si era svegliato. Aveva visto quegli occhi caldi guardarlo con un’intensità quasi insopportabile, era uscito dalla sua trance, non aveva più quel rosa terrificante che gli occupava la visuale, ma probabilmente non si era notato perché Cuthbert si era inginocchiato di fronte a lui, che era rimasto fermo come una statua, gli aveva sfiorato la guancia col dorso della mano e aveva parlato con un filo di voce.

 

“Roland, torna.”

 

Non aveva detto niente. Né fatto niente. Aveva una paura folle di fare qualsiasi cosa. Soprattutto, voleva capire dove voleva andare a parare Cuthbert, con quello sguardo triste e rassegnato e inconsolabile.

 

“Sai, i tuoi occhi sono orrendi, così. Li preferivo com’erano prima.”

 

Poi si era avvicinato e l’aveva baciato sfiorandogli le labbra, come se si stesse vergognando di aver fatto una cosa del genere, mentre in teoria Roland non avrebbe neanche dovuto essere in grado di percepirlo; poi si era girato e se ne era andato, i piedi nudi, i jeans bassi e i fianchi scoperti.

 

Era stato in quel preciso istante che aveva notato quel movimento quasi languido, le linee dei muscoli sulla schiena, la pelle liscia che sembrava urlare per essere toccata, le due piccole fossette tra la schiena e il bacino, i capelli scuri e lunghi raccolti in una coda che ricadevano su una spalla, i piedi nudi posati sull’erba.

 

Cuthbert era sparito nella via e Roland non stava capendo più cosa fosse realtà e cosa fosse un’illusione della maledetta sfera rosa, ma non riuscì più a restare dov’era; si alzò senza stupirsi troppo di avere le gambe che tremavano senza fermarsi. Si appoggiò con la mano ad un albero respirando troppo velocemente e poi seguì le tracce che i piedi scalzi del suo amico avevano lasciato nel sentiero.

 

Si sentiva veramente male.

 

Due visi familiari che prima osservavano il fuoco si erano girati all’istante verso di lui, che era pallido come un cadavere ma perlomeno cosciente e subito dopo si era sentito svenire. Qualcuno, Alain, sì, si era gettato dietro di lui tenendolo per le spalle, poi aveva sentito un braccio reggerlo intorno alla vita e certoche era Cuthbert, razza di domande, ma era troppo, troppo stanco e svenne.

 

Quando riaprì gli occhi, quelli di Cuthbert erano di nuovo puntati sui suoi. Era sdraiato per terra e il labbro dell’altro tremava.

 

“… Bert?”

 

Aveva appena un filo di voce.

 

“Tu… dannazione, mi hai fatto morire, quasi… non credevo più che…”

 

“Cuthbert, fammi due favori. Stai zitto e avvicinati.”

 

Quasi sorprendendolo, Cuthbert lo fece senza protestare; quando fu abbastanza vicino, Roland lo fissò di nuovo negli occhi. Non si era sbagliato. Era lo stesso sguardo di Susan.

 

Doveva solo decidere cosa fare. Poteva… poteva, considerando cosa era successo? E dopo così poco tempo? Era giusto?

 

Il ka è come il vento.

 

E in quel momento altro che vento, era una bufera.

 

Se mi ami, Roland, allora amami.

Concedi al mio amore il suo desiderio più grande.

 

Quale fosse il desiderio di Cuthbert l’aveva capito. Il problema era, glielo poteva concedere?

 

Gli occhi di Cuthbert erano persino troppo intensi in quel momento, il suo viso troppo bello per poter sopportare di non farlo, i jeans scoprivano i fianchi dove aveva poggiato le sue dita e qualche secondo dopo le labbra di Cuthbert erano sulle sue e lo stava baciando senza riuscire a fare altro, pregando che Susan lo perdonasse. Cuthbert rimase fermo per qualche secondo prima di rispondergli con una foga che mai si sarebbe potuto immaginare; Roland aumentò la stretta su quei fianchi perfetti tenendoli fermi e non avrebbe mai immaginato che dopo essere stato il primo per Susan in un bosco sarebbe stato il primo per Cuthbert in un posto stranamente simile. La vista del sangue sull’erba gli fece una strana impressione, ma quella che stava provando era una sensazione di piacere così intensa che non ci fece troppo caso.

 

Cuthbert, una volta, gli aveva detto che adorava i suoi occhi. Diceva di non aver mai visto niente di così blu.

 

Gli sarebbe piaciuto sentire cosa avrebbe detto dei suoi occhi vedendoli sbiaditi e schiariti come erano ora, ma dubitava che avrebbe cambiato idea.

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