janie_tangerine: (clint eastwood)
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Il punto non era che Alain non avesse le palle di dirglielo.

 

Il punto era che anche se le avesse avute non sarebbe servito a niente lo stesso e quindi non glielo diceva. Perché se c’era qualcosa che Alain non era, beh, ecco, non era un illuso. era una persona con i piedi per terra e nonostante la sua giovane età conosceva i suoi limiti e le sue possibilità. Forse Roland era diventato uomo a tutti gli effetti, ma a lui mancava solo il riconoscimento ufficiale. Non tutti lo capivano, ma quando hai il tocco sei costretto a non essere un ragazzino, sei costretto ad essere pratico, sei costretto ad essere discreto, sei costretto a saperlo usare, perché se non ne sei in grado diventi pericoloso.

 

Roland non aveva la minima idea di cosa significasse e di quello Alain era sicuro. Non era una critica, per carità; lui probabilmente non aveva idea di cosa fosse stato per Roland passare la prova con Cort e su quello erano pari.

 

Ma quando due notti su tre te le rovinano incubi che ti mostrano premonizioni che potrebbero e non potrebbero avverarsi e il novanta per cento delle volte sono cattive, quando senti per sbaglio cosa pensano gli altri appena ti distrai un secondo, quando sensazioni e presentimenti di ogni genere ti attaccano ad ogni ora del giorno e della notte e non ti si prende sul serio o non ti si ascolta come vorresti, beh, scusate ma avere il tocco non è una passeggiata.

 

Alain aveva imparato a controllarlo bene, quel maledetto tocco che era la sua croce; almeno aveva quella consolazione. Il problema era tutto il resto.

 

Non era il fatto che non avesse mai avuto una ragazza o qualcosa del genere. prima di guadagnarsi le pistole nessuno ha la ragazza. Non era il fatto che sapesse di essere né troppo attraente né sicuro di se stesso come i suoi compagni di viaggio. Non era il fatto che non si lasciasse mai andare. Non era neanche il fatto che dei suoi problemi non parlava mai e che né Roland né Cuthbert avessero la minima idea di quello che gli succedeva ogni santo giorno.

 

Il problema aveva un nome, un cognome e i fianchi più belli di Gilead.

 

Il problema si chiama Cuthbert Allgood.

 

Ora, Alain non si ricordava di preciso quando fosse successo. Ma era stato un passaggio naturale. Roland… beh, Roland forse aveva un solo difetto, del quale al novanta per cento non si rendeva neanche conto. Roland era il migliore in tutto tranne che negli indovinelli e questo lo sapevano anche i sassi di Gilead. Lo sapeva benissimo anche lui; e forse era per quello che automaticamente pensava che tutti quelli che gli erano intorno fossero come lui.

 

Non potevi certo andare da Roland a dire che eri scosso perché la notte prima avevi sognato solo carneficine, avrebbe detto che era un incubo stupido e basta. Non gli potevi mostrare di non essere all’altezza di qualcosa in cui dovevi essere bravo e men che meno ora, visto che Roland era stato all’altezza di guadagnarsi le sue pistole, cosa che alla loro età non era mai successa.

 

Cuthbert, invec… con Cuthbert era tutto molto più semplice. Non aveva quella patina di perfezione che circondava Roland; se qualche volta Alain andava da lui a discutere di incubi, non gli diceva di non pensarci e stop. Certo, qualche barzelletta delle sue non gli risolveva i problemi, ma il solo fatto che si sforzasse un poco per migliorargli l’umore, beh, per Alain era abbastanza. Certo, con Roland aveva tutto un altro rapporto,ma Alain non cercava certo quello. Cuthbert era raggiungibile, non si era mai fatto problemi a sbagliare qualcosa; soprattutto, Cuthbert aveva sempre tempo quando lo cercava. Non c’era nulla di così urgente che gli impedisse di passare mezz’ora insieme, non c’era stata un’occasione in cui non lo avesse trovato quando aveva bisogno di lui. E poi gli piaceva sentirlo parlare; non era importante che tre quarti delle cose che diceva di solito fossero cazzate, perché in ogni caso l’altro quarto riusciva ad essere più serio di quanto servisse, se era necessario.

 

Cuthbert, poi, era bellissimo. Non capiva perché non fosse mai stato troppo popolare tra le ragazze di Gilead, a dire la verità, che preferivano da tempi storici Roland e Jamie.

 

Aveva quei capelli lunghi e neri che sembravano seta fine, quegli occhi caldi ed espressivi, quel bel corpo, quei fianchini affusolati sempre stretti nei jeans, la risata contagiosa; forse le ragazza di Gilead non sapevano osservare, ma lui lo sapeva fare fin troppo bene.

 

In ogni caso, lo sapevano tuttiche Cuthbert aveva occhi solo per Roland e ad Alain andava bene così. Anche se non fosse stato Roland, sarebbe stato qualcun altro, non certo lui. Non credeva che Roland l’avesse capito, però.

 

No, sicuramente non l’aveva capito. Anche se c’era da essere ciechi per non accorgersi del perché lì a Mejis a Bert stessero saltando i nervi. Ma forse Roland era cieco e la sua cecità aveva lunghi capelli biondi. In ogni caso, il tocco pizzicava e non diceva niente di buono. Cuthbert ormai si sfogava urlando contro i piccioni e Alain sapeva che lo faceva per non sfogarsi su di lui. Gliene era grato, in cuor suo, ma gli faceva un male come non aveva mai provato.

 

Forse fu per quello che decise di raccogliere tutto il coraggio che aveva e vuotare il sacco; di tempo da soli ne avevano ed era troppo che Cuthbert era o di umore nero o indifferente. Lo rivoleva come lo conosceva e almeno l’avrebbe sbloccato. O forse perso del tutto, ma provare valeva la pena. Prima che Bert e Roland si ammazzassero tra loro.

 

Scelse un giorno in cui era venuto Sheemie la mattina; se veniva lui, Roland non tornava fino a tardi, di solito. Cuthbert rimase un po’ a fare compagnia a Sheemie in un giro per la città e Alain usò le due ore da solo per prepararsi un discorso.

 

Che scordò nel momento in cui Cuthbert entrò nel Bar K con l’aria nera e quasi spaccò il tavolo con il pugno che aveva tirato sulla superficie.

 

“Bert, che… che è successo?”

 

“Ma niente… mentre tornavo sono passato per caso dal fiume. Ho sbagliato strada. E… non… insomma, ho visto Roland e la sua bionda.”

 

“Che facevano quello che penso io?”

 

“Certo. Io non lo capisco. Cazzo, non è più lui!”

 

Alain si avvicinò inginocchiandosi vicino alla sedia; provò a fare qualcosa passandogli il braccio attorno alle spalle.

 

“Si è innamorato. Che ci vuoi fare?”

 

“Voglio che si svegli, ecco cosa voglio! E poi… cazzo, Al, perché? Perché alla prima missione importante? Lo capisce che è pericoloso anche per lei? E perché non mi sta più a sentire? Cosa… cosa c’è che non gli a più?”

 

ecco. Occasione sfumata. Ma Alain non sapeva proprio che rispondergli. Se non altro perché per i suoi parametri non c’era niente in Bert che non andasse. Ora sembrava che stesse per mettersi a piangere dalla frustrazione e cazzo, dovevafare qualcosa, ma cosa?

 

Non ci credette neanche lui lui, quando invece di dare qualche saggio consiglio se ne andò a decidere di baciarlo.

 

E che bacio, poi. Una cosa vergognosa. Tremava così tanto che le sue labbra non arrivarono direttamente su quelle di Bert ma solo all’angolo della bocca.

 

Quanto sei idiota, fu l’unica cosa che riuscì a pensare.

 

Durò a malapena cinque secondi e quando ritrasse la testa non riuscì a guardarlo in faccia. Di sicuro era anche arrossito. Cazzo, davvero, che idiota che era stato. Adesso aveva combinato un altro gran casino e…

 

“… Al? Al, guardami, per piacere…”

 

“Scusami, non..:”

 

“Al, guardami e non scusarti.”

 

Alain alzò gli occhi con un sacro terrore, ma quando incontrò quelli di Cuthbert gli si bloccò ogni capacità di ragionamento. Aveva un’espressione così dolce sul volto, gli occhi non erano mai stati così lucidi.

 

Neanche per causa di Roland.

 

“Perché…?”

 

“Senti, non vorrei..”

 

“Perché?”

 

“Perché è da troppo che volevo farlo. Bert, non… non sminuirti in quel modo. Se Roland non lo capisce è lui che deve togliersi i paraocchi.”

 

Che… che diamine stava dicendo? Non si controllava neanche più.

 

“Lo so… lo so che è lui che vorresti e mi dispiace che non ci sia arrivato ma non riesco a vederti in quel modo e…”

 

“Al. Se ti sentisse ora, direbbe che ha trovato qualcuno che riesce a straparlare più di me. Mi spiace che non mi consideri come prima, ma come suo migliore amico. Non lo voglio in quel senso.”

 

Poi le mani di Cuthbert si poggiarono gentilmente sulle sue guance e Alain vide il paradiso.

 

Lasciò fare tutto a lui. In ogni caso, aveva esaurito tutta la sua forza di iniziativa.

 

Ma le labbra di Bert, oh se erano dolci. Quel bacio restò uno dei ricordi più belli della sua vita. A differenza sua, Bert sapeva cosa stava facendo. O meglio, doveva immaginare il genere di brividi che scuoteva il corpo di Alain mentre gli accarezzava la lingua con la sua, la sensazione di piacere che lo assaliva mentre le sue mani gli tenevano la testa, per non parlare dell’abbandono quasi totale che Cuthbert doveva aver percepito.

 

Non si ricordava come le mani di Cuthbert erano finite sulla fibbia della sua cintura, ma ad un certo punto si erano bloccati tutti e due.

 

Ma non fu lui quello ad entrare in panico.

 

“Cazzo, cosa… scusa, dio, non ci ho pensato proprio, ha ragione Roland quando dice che non uso mai il cervello e…”

 

“Bert? Lo so che non ti suonerà nuovo. Ma ti prego, stai zitto.”

 

L’espressione sconvolta d Cuthbert era abbastanza impagabile per meritare di essere osservata più a lungo, ma Alain decise di soprassedere. Lo baciò leggermente di nuovo, poi diede un cenno di assenso.

 

“Sei sicuro?”

 

“Sì. Ma… vorrei chiederti un favore. So che Cort mi ucciderebbe su due piedi se mi sentisse ora e che sarebbe vietato, ma…”

 

“Vuoi usare il tocco…?

 

“Beh… ecco… sì. Solo se non pensi che…”

 

“Ehi. Ferma lì. Non avrei mai sperato che la mia prima volta fosse con chi volevo e che fosse anche avventurosa. Certo che mi va bene.”

 

la prima volta che…?Alain voleva chiedergli se stesse scherzando e se fosse sicuro lui, ma Cuthbert gli aveva già chiuso la bocca e quando le sue mani cominciarono ad aprirgli la camicia non ci pensò più- se non altro perché non era in grado di pensare a niente.

 

Era plausibile che per Cuthbert fosse il primo, ma aveva sempre creduto che ci fosse qualcosa che non aveva mai detto né a Roland né a lui. Si sbagliava, evidentemente. Anche se sembrava che sapesse cosa faceva fin troppo bene. la mano che non era occupata sulla cintura gli accarezzava i fianchi mentre si baciavano con piccoli interballi, ripetutamente; quasi non si accorse quando pantaloni, scarpe e cinta furono a distanza ravvicinata dalla gabbia dei piccioni.

 

Forse, quando le labbra di Cuthbert arrivarono alla sua eccitazione, urlò senza ritegno perché sapeva che nessuno poteva sentirli.

 

O forse l’avrebbe fatto lo stesso. Cercò di non lasciarsi andare del tutto; per quello, voleva aspettare.

 

Cuthbert rialzò la testa quando si rese conto che mancava pochissimo per fargli cambiare idea sul resistere, ma Alain era comunque abbastanza in se da sentire quanto Bert fosse scosso. Gli chiese se qualcosa non andava, ricevette un mezzo sorriso e un cenno negativo.

 

“E’ solo che è davvero la prima volta che lo faccio.”

 

Baciandosi di nuovo, tremavano come foglie tutti e due; Cuthbert respirava molto profondamente, mentre sputava nella mano.

 

I minuti successivi furono una tortura infinita per Alain, almeno fino a quando Cuthbert non fu dentro di lui e cominciò a spingere un poco; la tortura si trasformò in qualcos’altro di completamente diverso. Poi lasciò cadere la sua ultima barriera e usò il tocco.

 

Se già prima c’era un brivido di piacere fortissimo che gli aveva preso le membra, adesso era totalizzante; in quella manciata di secondi che trascorse dal momento in cui aveva usato il tocco a quello in cui entrambi vennero contemporaneamente erano come una persona sola, come qualcosa di indistinguibile e condividevano tutto, sensazioni e pensieri compresi. E Alain era sicuro che anche se per Cuthbert non poteva essere stato forte e intenso come lo era stato per lui, ne erano stati partecipi entrambi. Quando venne, la sua mente venne investita da qualcosa che non riusciva a catalogare, una forza dolce e allo stesso tempo trascinante, che gli bloccò qualsiasi senso e qualsiasi percezione. Riuscì solo a sentire la voce roca e bassa di Bert pronunciare il suo nome quasi in un sussurro e poi ci fu solo quella sensazione di completezza che bastava a renderlo felice come non si era mai sentito.

 

Quando riaprì gli occhi era tutto finito, ma non era in grado di capire quanto fosse passato da quando aveva cominciato a percepire solo Cuthbert e nient’altro a quando si era reso conto di essere sul pavimento del Bar K con Bert che rabbrividiva vicino a lui.

 

“Al… cazzo. Giuro, non so che dire. Penso che sia la prima volta in vita mia in cui non so cosa dire.”

 

“Non dire niente allora, no?”

 

Il bacio che si scambiarono dopo, se possibile, era persino più dolce del primo.

 

-

 

Alain non usò più il tocco; forse aveva paura di provare di nuovo qualcosa del genere, ma la verità era che quello che sentiva facendo l’amore con Bert, anche senza usarlo, bastava a renderlo la persona più felice del mondo.

 

Non si pose mai il problema del perché Cuthbert stesse con lui; non gli venne mai il dubbio di essere una seconda scelta perché Roland non era disponibile. Quello che aveva percepito quell’unica volta usando il tocco era abbastanza, e il sorriso di Bert che era miracolosamente ricomparso ne era la dimostrazione.

 

Però il suo ricordo più duraturo, bacio escluso, fu di cosa era successo quando Roland aveva presentato Susan. Quando lei uscì dall’ipnosi e si diede alla pazza gioia con Will Dearborn, Alain guardò Cuthbert, che rideva. E di gusto, poi.

 

“Sarai mica geloso?”

 

“Di Roland? Ma sei pazzo?”

 

“Beh, lui ha una bella bionda che gli dice che è il suo più grande desiderio. Non lo invidi?”

 

“Certo che no, non ho nessun motivo. Non ha quasi niente che io non abbia già.”

 

“Ovvero?”

 

Alain riorganizzò la sua personale classifica delle espressioni di Cuthbert Allgood, perché non l’aveva mai visto sorridere più dolcemente.

 

“Anche io ho la mia bionda e anche io voglio solo lei. Non mi ha ancora detto che sono il suo più grande desiderio, ma non ho fretta io, e…”

 

“Quanto puoi essere… Bert? E non hai motivi per nascondere la tua bionda al resto del mondo?”

 

“Eh? No, certo che no, ma…”

 

Non finì la frase perché Alain l’aveva baciato di nuovo.

 

“Aye, certo che sei il mio più grande desiderio. Credevo fosse sottinteso.”

 

“Preferisco avere conferme.”

 

Alain si deliziò dell’espressione sconvolta di Roland e sorrise quando sentì la mano di Cuthbert stringere la sua.

 

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